Ticker

6/recent/ticker-posts

COME SVILUPPARE L’INTELLIGENZA EMOTIVA (NEI BAMBINI)

Il concetto di intelligenza emotiva fu introdotto da Salovey e Mayer per descrivere “la capacità che hanno gli individui di monitorare le sensazioni proprie e quelle degli altri, discriminando tra vari tipi di emozione ed usando questa informazione per incanalare pensieri ed azioni”.


Riconoscere le emozioni negli altri è una delle abilità sociali più importanti che accresce le capacità empatiche e le competenze sociali. Secondo Gardner la capacità fondamentale dell’intelligenza personale include “l’abilità di notare e fare distinzioni tra gli individui in base all’umore, al temperamento e alla motivazione”. Egli collega l’intelligenza interpersonale alla capacità del bambino di discriminare e individuare l’umore degli altri individui.

La famiglia è il primo contesto in cui apprendiamo insegnamenti riguardanti la vita emotiva. L’educazione emozionale opera non solo attraverso le parole e le azioni dei genitori indirizzate direttamente al bambino, ma anche attraverso i modelli che essi offrono loro mostrandogli come gestiscono i propri sentimenti e la propria relazione coniugale. Il modo con cui i genitori trattano i bambini ha profonde e durevoli conseguenze per la loro vita emotiva. Avere genitori intelligenti sotto il profilo emotivo è una fonte di grandissimo beneficio per il bambino. Goleman 

I genitori possono talvolta avere comportamenti inadeguati nei confronti del bambino; essenzialmente, sono stati individuati alcuni tipi di comportamento non adeguati dei genitori, quali ad esempio:


1- Ignorare completamente i sentimenti: tali genitori trattano il turbamento emotivo del bambino come se fosse una cosa banale o una seccatura della quale aspettare la naturale estinzione. Essi non riescono ad approfittare dei momenti carichi di valenze psicologiche per avvicinarsi al bambino o per aiutarlo ad apprendere alcune competenze emozionali.

2- Assumere un atteggiamento troppo incline al laissez-faire: questi genitori notano i sentimenti del bambino, ma ritengono che qualunque strategia egli adotti per gestire la sua tempesta interiore, anche lo scontro fisico, vada bene. Come quelli che ignorano i sentimenti del bambino, anche questi genitori raramente intervengono per cercare di mostrare al proprio figlio una risposta alternativa. Essi cercano di calmare ogni turbamento e pur di ottenere che il bambino smetta di essere triste o in collera, si metteranno a mercanteggiare e ricorreranno alle lusinghe.

3- Essere sprezzanti, mostrando di non avere rispetto alcuno per i sentimenti del bambino: questi genitori di solito hanno un atteggiamento di disapprovazione e sono duri sia nelle critiche che nelle punizioni.

Uno dei fondamentali insegnamenti emozionali per un bambino è il saper distinguere i diversi sentimenti; questa abilità si sviluppa con l’età: i bambini di tre anni possono identificare con precisione la tristezza, la felicità e la paura utilizzando segnali non verbali come le espressioni facciali, i gesti e la voce.

I bambini che imparano a gestire le proprie emozioni e a controllare i propri istinti tollerano meglio le situazioni stressanti, imparano a comunicare meglio i propri stati emozionali e sono in grado di sviluppare relazioni positive con la famiglia e gli amici; ottengono inoltre più successi a scuola, a lavoro e nella vita.

Mischel e Ebbeson dimostrarono quanto fosse fondamentale la capacità di reprimere le emozioni e di resistere all’impulso; il compito a cui sottoposero bambini di quattro anni era il seguente: i bambini dovevano aspettare il ritorno dell’esaminatore senza mangiare le caramelle lasciate lì nella stanza; se fossero stati in grado di resistere fino al ritorno dell’esaminatore avrebbero avuto in premio due caramelle; se invece non avessero potuto aspettare avrebbero avuto una caramella subito.

Lo studio, di tipo longitudinale, dimostrò che i bambini che all’età di quattro anni avevano resistito alla tentazione, da adolescenti mostravano una maggiore competenza sociale; erano efficaci a livello personale, sicuri di sé e in grado di fronteggiare le frustrazioni della vita. Essi accettavano le sfide e perseguivano i propri obiettivi senza rinunciare nemmeno di fronte alle difficoltà e rinviando la gratificazione; avevano fiducia in se stessi ed erano a loro volta percepiti dagli altri come degni di fiducia. I soggetti che invece a quattro anni non avevano resistito alla tentazione (erano circa il 30% del gruppo) avevano da adulti un profilo psicologico relativamente più problematico.

Molti scansavano i contatti sociali a causa della timidezza; erano facilmente turbati dalle frustrazioni, testardi e indecisi, si ritenevano privi di valore, erano diffidenti e risentiti perché convinti di “non ottenere abbastanza”; erano soggetti all’invidia e alla gelosia e reagivano all’irritazione in modo tagliente, innescando liti e conflitti. Inoltre, non erano capaci di rinviare le gratificazioni. Chi da piccolo si era dimostrato paziente diventava uno studente di gran lunga migliore rispetto a quelli che non avevano saputo aspettare; si dimostrava molto più competente sul piano scolastico. L’importanza dell’intelligenza emotiva nel successo scolastico infatti è stata confermata anche in tempi più recenti.

Per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva dunque risulta fondamentale la compresenza di diversi fattori, quali ad esempio:

La creazione di un ambiente emotivo “sicuro”, ossia un ambiente di contenimento in cui i bambini possano esprimere liberamente le loro emozioni. In questo naturalmente rientra sia la predisposizione di spazi e tempi, sia l’ambiente affettivo-relazionale.

L’importanza da parte degli adulti di proporsi come “modelli” con risposte emotive appropriate e reali. I bambini adottano con facilità i modi di esprimere le loro emozioni osservando gli adulti attorno a loro. Ecco quindi la necessità da parte dei genitori, così come delle educatrici di proporsi come modello con risposte emotive alle varie situazioni che siano appropriate e coerenti sia alla singola situazione, sia nel tempo . Le risposte devono essere “reali”: questo significa sia che gli adulti in questione esprimono ciò che provano in quel momento, con tutte le proprie sfumature personali, sia che non devono far ricorso ad espressioni rituali. A tal proposito bisogna ricordare quanto i bimbi, già a partire dai 18 mesi, siano in grado di osservare e interpretare correttamente il linguaggio non verbale dell’adulto, ma al contempo non riescano a risolvere le incoerenze con quanto viene lui detto, di conseguenza tali incoerenze procureranno nel bimbo disagio e disorientamento.

L’aiuto offerto ai bambini per capire le emozioni proprie ed altrui. Risulta fondamentale che gli adulti promuovano la comprensione delle emozioni. Ciò permette ai bambini di capire meglio le proprie emozioni e quelle degli altri, divenendo nel tempo più empatici e in definitiva più socialmente competenti. La promozione della comprensione può passare attraverso delle semplici spiegazioni verbali, coerenti con quanto espresso dal linguaggio corporeo.

Favorire e supportare la regolazione, da parte dei bambini, delle loro emozioni. I bambini sviluppano ben presto strategie di regolazione delle proprie emozioni, sia tramite autoconsolazione, basti pensare al ciuccio, sia tramite ricerca dell’adulto, con il contatto fisico, sia allontanamento.

Il riconoscimento e l’apprezzamento degli stili espressivi propri di ogni bambino. Uno degli strumenti più importanti a disposizione degli adulti per lo sviluppo e l’educazione dei bambini è il rispetto e l’apprezzamento delle differenze espressive anche emotive. Entrambi permettono lo sviluppo dell’autostima e dell’autonomia.

L’associazione di emozioni positive all’apprendimento e all’educazione. Per permettere ai bambini di imparare a gestire e tollerare le frustrazioni, dovute alla presenza di nuove situazioni, gli adulti offrono ai bambini il maggior numero di opportunità per fare esperienza e superare queste frustrazioni fornendo loro emozioni positive.



Posta un commento

0 Commenti