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I PRINCIPI ATTIVI E PREPARAZIONI ERBORISTICHE

Carissimi lettori, 

Oggi vi presento un articolo di erboristeria base per un aiuto alla comprensione di questa bellissima materia.

La parte di pianta che contiene i principi attivi viene definita droga. I princìpi attivi vegetali comprendono diverse categorie chimiche.

La presenza quali-quantitativa dei princìpi attivi contenuti nella droghe e nei loro preparati può essere determinata con analisi specifiche anche sofisticate (gascromatografia).

La pianta ospita più principi attivi (molecole dotate di attività farmacologica e terapeutica) che interagiscono armonicamente tra loro, in un gioco di sinergie e antagonismi, e che sono in grado di produrre un effetto farmacologico diverso da quello del singolo principio attivo.

L’insieme di principi attivi contenuti nella singola pianta prende il nome di fitocomplesso che agisce, in maniera globale, su più disfunzioni organiche. Frequentemente l’azione farmacologica del fitocomplesso (l’insieme dei principi attivi contenuti nella droga in toto) può essere superiore a quella del principio attivo estratto e somministrato singolarmente oppure sintetizzato.

L’estrazione del fitocomplesso avviene con diverse tecniche, a seconda della parte della pianta da sottoporre al procedimento e a seconda del tipo di preparazione che si vuole ottenere. Generalmente le piante vengono dapprima essiccate e finemente triturate, quindi sottoposte all'azione di un solvente – spesso alcol – al fine di estrarne i principi attivi. Talvolta alla triturazione può far seguito la semplice polverizzazione: tale processo è utilizzato quando il prodotto finale è una compressa di erbe, i cui principi attivi vengono “estratti” dai processi digestivi di chi l’ha assunta. Il modo più antico e di immediato utilizzo è rappresentato dalla tisana o decotto. Se l’acqua bollente è versata sulle erbe come si fa col tè si ha una tisana o infuso; se invece le erbe bollono nell'acqua per un certo periodo si ottiene un decotto. I limiti di tali preparativi sono la perdita di molti dei principi attivi, a causa del calore eccessivo, e spesso l’inadeguatezza della dose, in relazione alle modalità di estrazione.

La fitoterapia utilizza da tempo sistemi industriali di estrazione dei princìpi attivi in grado di alterare il meno possibile il valore terapeutico del fitocomplesso e di offrire preparazioni finali facili da utilizzare, il cui titolo in principi attivi sia sufficientemente elevato.



Preparazioni erboristiche

Estratti

Per utilizzare al meglio i principi attivi è possibile liberarli dalle cellule vegetali che li contengono utilizzando solventi adeguati: acqua, alcol etilico, oli, glicoli.

Estratti acquosi

Infuso: si ottiene versando acqua bollente sulla droga fresca o essiccata e sminuzzata, si mescola, si copre e si lascia in macerazione, agitando di tanto in tanto per un tempo medio di 10 minuti. Si filtra e si consuma. Questo tipo di preparazione viene di norma utilizzato per droghe aromatiche ricche di componenti volatili (oli essenziali) e/o che cedono facilmente i principi attivi al solvente (fiori, foglie, sommità fiorite ecc.).

Decotto: si ottiene ponendo la droga fresca o essiccata e sminuzzata nella quantità prescritta di acqua bollente; si copre e si continua l’ebollizione per il tempo necessario a una ottimale estrazione. Si filtra e si consuma. Questo tipo di preparazione è indicato per droghe non aromatiche, non termolabili, legnose e poco permeabili (fusto, radici, cortecce, rizomi ecc.).

Estratti idroalcolici

Tali estratti si ottengono macerando per il tempo indicato a freddo o a caldo, staticamente o dinamicamente (percolazione; turboestrazione), la droga essiccata o fresca, ma sempre sminuzzata o in polvere in una soluzione di acqua e alcol etilico “buongusto” di 95° (soluzione idroalcolica). Il rapporto acqua/alcol e il conseguente grado alcolico della soluzione cambia rispetto alla droga utilizzata e generalmente varia fra i 30° e 70°.

In linea di massima droghe non coriacee, mucillaginose richiedono una bassa gradazione per un'estrazione ottimale, che invece non si otterrebbe con una gradazione più alta. Viceversa princìpi attivi poco solubili in acqua o droghe coriacee richiedono una gradazione alcolica maggiore.

Nel caso di estrazione da droghe fresche va considerata, per la gradazione del prodotto finito, la quantità di acqua già presente naturalmente nella pianta.

Per ottenere la gradazione richiesta per un litro di soluzione idroalcolica si diluirà l’alcol etilico a 95° in acqua potabile con la seguente proporzione: Alcol a 95° x grado alcolico da ottenere / 95. La quantità di alcol a 95° risultante la si verserà in un recipiente graduato e si aggiungerà tanta acqua fino a ottenere l’esatto volume di un litro.

Tintura o Alcolato: occorre una macerazione in alcool, dopo aver sminuzzato o polverizzato la droga, sia in vaso chiuso a 40 gradi di temperatura, sia a freddo. L’operazione si compie in due volte; prima con la metà dell’alcool che s'impiega, successivamente con l’altra metà, protraendo ciascuna delle due macerazioni per 4 o 5 giorni. Dopodiché si spreme il residuo, si riuniscono i due liquidi che sono stati tenuti separati e si filtrano. Le tinture delle sostanze poco attive si preparano nella proporzione droga / solvente di 1 a 5, le tinture di sostanze particolarmente attive nella proporzione di 1 a 10.

Tintura madre: si intende di norma un estratto idroalcolico da pianta fresca con rapporto droga solvente 1 a 5. Il termine “madre” è utilizzato perché trattasi di prodotti di partenza per la produzione, per mezzo di successive dinamizzazioni (diluizioni e agitazioni), di estratti omeopatici. Tali preparazioni sono comunque utilizzate anche in fitoterapia.

Estratto fluido: sono soluzioni di norma idroalcoliche dei quali si fa evaporare sottovuoto il solvente per ottenere un preparato che per ogni grammo contenga 1 grammo di princìpi solubili della droga, ovvero un rapporto droga solvente di 1/1.

Estratti molli: con lo stesso procedimento svolto per la produzione di estratti fluidi si prosegue l’evaporazione del solvente finché il residuo non bagni la carta e abbia una consistenza pastosa.

Estratti secchi: con lo stesso procedimento svolto per la produzione di estratti fluidi si prosegue l’evaporazione sotto vuoto del solvente finché il prodotto finito sia riducibile in polvere. Si tratta di prodotti particolarmente attivi e instabili perché igroscopici.


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