Carissimi lettori ed amici,
Oggi vi presento un articolo di erboristeria riguardante un argomento veramente interessante: i vini medicinali (Enoliti). Come preparare prodotti erboristici con il vino.
La parola enolita, oggi
assolutamente in disuso pur essendo il termine più corretto per definire ogni
preparazione a base vino-sa, deriva dal greco, precisamente dal termine eno che
significa vino e lytos che significa sciolto. L'enolita si può quindi definire
come un vino in cui siano stati disciolti principi attivi di origine vegetale.
Nelle tinture vinose il vino, oltre ad essere utilizzato come solvente di
principi attivi può essere, come vedremo più avanti, esso stesso, dotato di
proprietà benefiche. Il vino a sua volta si può definire come il prodotto della
fermentazione alcolica di mosti ricavati da uve fresche o leggermente
appassite, con o senza la presenza di vinacce.
PREPARAZIONE DI UN ENOLITA
Gli enoliti, chiamati
anche tinture vinose o vini medicinali, sono soluzioni idroalcoliche di
fitocomplessi di piante officinali, ottenute per azione solvente di un
opportuno vino sulla droga generalmente secca.
Si definiscono vini medicinali
semplici quelli in cui, oltre al vino sia presente una sola droga, definita
dalla Farmacopea "remedium cardinale", mentre gli enoliti composti
sono quelli in cui vengono associate più droghe.
I metodi per la preparazione
di enoliti sono due: quello per macerazione e quello per diluizione di un
estratto fluido, ma tra i due è sicuramente da preferire il primo, per motivi
che analizzeremo in seguito. Le proprietà solventi del vino sono, in genere
superiori a quelle dell'acqua sia per la quantità di alcool, pur modica, che
esso contiene, sia per l'acidità e per la presenza di altri composti come la
glicerina.
È importante sottolineare
che gli stessi composti che costituiscono il vino concorrono a determinarne la
capacità solvente. Usando il vino come solvente, la parte alcolica solvata i principi
attivi apolari (olii essenziali, glucosidi, resi-ne, alcaloidi, principi amari
ecc...), l'acqua quelli polari (sali minerali, zuccheri, antocianine, gomme,
tannini, ecc...).
SCELTA DELLA DROGA
Per la preparazione
degli enoliti si prediligono di solito droghe allo stato secco cioè con una
quantità d'acqua non superiore al 15%. Non viene quasi mai utilizzata la pianta
fresca per evitare che l'acqua presente nella pianta diluisca la soluzione,
diminuendo il potere estrattivo della stessa. Sapendo però che molte piante,
una volta secche, sono impoverite del loro fitocomplesso, è necessario estrarle
fresche. Per esempio sostanze contenenti: vitamina C, principi solforati e
glucosidi, che in seguito a degradazione enzimatica, potrebbero risultare poco
solubili o insolubili nel vino. Nel caso in cui la droga scelta contenga dei p.a.
o delle sostanze di sapore poco gradevole, si potranno associare piccole
quantità di altre sostanze vegetali, per correggerne il sapore.
SCELTA DEL VINO
La scelta del vino da
impiegare deve essere dettata dal tipo di droga che si desidera utilizzare. I
vini impiegati nelle operazioni di estrazione sono generalmente:
Rossi:
per le droghe astringenti e tanniche, l'azione delle quali viene potenziata dal
tannino del vino, sono indicati il Barolo, il Nebbiolo, il Gattinara ecc...
Bianchi:
quando si vogliono esaurire droghe diuretiche, la cui azione verrà potenziata
dalle analoghe proprietà di questi vini, o droghe che contengono principi
attivi che combinandosi con l'acido tannico danno origine a composti insolubili
(alcaloidi, enzimi ecc.…). Tra i più utilizzati ricordiamo il Soave, il Vermentino
ed il Verdicchio.
Liquorosi:
con oltre il 15% di alcool etilico, per esaurire droghe contenenti resine, oli
essenziali o sostanze facilmente alterabili. Se vengono utilizzate droghe
toniche o stomachiche la loro azione verrà potenziata dalle proprietà del vino
stesso. Questi vini contengono una quantità maggiore di zucchero, per questo sono
indicati quando la droga da estrarre non ha un sapore molto gradevole. Svolgono
bene questo ruolo il Vinsanto, il Pantelleria, il Marsala e la Vernaccia sarda.
In linea generale non
sono consigliati i vini rossi, poiché essendo molto ricchi di tannini,
presentano incompatibilità con parecchi principi attivi (alcaloidi, metalli
pesanti, resine).
Qualche volta è
opportuno aumentare la percentuale di alcool per aumentare la capacità
solvente. Solitamente questa operazione viene effettuata sui vini bianchi che
hanno una gradazione alcolica minore, tramite l'aggiunta di alcool etilico fino
al raggiungi-mento dei 15° alcolici. In questi casi è buona norma mescolare l'alcol
con la metà del vino, preparare il medicamento e aggiungere il vino rimanente.
PROCEDIMENTO
1° metodo (macerazione)
Prima di essere messa a
macerare la droga deve essere mondata, cioè ripulita dagli elementi estranei,
successivamente deve essere pesata e finemente sminuzzata (ad esempio con l'uso
di un mortaio) al fine di aumentare la superficie di contatto tra la droga e il
solvente. La macerazione deve attuarsi negli appositi maceratori o in
recipienti chiusi e posti al riparo dalla luce; è importante che i recipienti
siano pieni fino all'orlo, facendo in modo che la quantità d'aria all'interno
del recipiente sia minima, per evitare processi di ossidazione troppo spiccati
e dannosi. La macerazione prosegue per 10-15 giorni, ed il maceratore va agitato
energicamente 2-3 volte al giorno, in modo da facilitare il contatto tra la
droga ed il solvente. Una volta trascorso il tempo previsto per la macerazione
il materiale vegetale deve essere colato e torchiato a pressione non troppo
elevata, per evitare la fuoriuscita di mucillaggini che intorbidirebbero
l'enolita. Successivamente il preparato viene filtrato su tela o più semplicemente
con della carta da filtro, deve poi rimanere in un contenitore a decantare per
un paio di giorni, trascorso questo tempo, se è visibile un deposito è
opportuno procedere ad una seconda filtrazione. In ultimo l'enolita viene
rabboccato con lo stesso tipo di vino usato per l'estrazione e portato a
volume.
2° metodo (diluizione di E.F.)
Per ottenere gli enoliti
più rapidamente, si possono adoperare, al posto delle droghe, i loro estratti
fluidi titolati; questa preparazione non sarà più una estrazione, ma una
semplice diluizione. Caratteristiche di questo procedimento sono la rapidità e
la sicurezza, per l'accertata rispondenza degli estratti fluidi ad una
determinata composizione in principi attivi. Anche la FUI VI ed. prevedeva la
diluizione degli estratti fluidi nel vino prescelto, tale procedimento è
comunque da scartare, poiché per diluizione di un estratto fluido, in genere di
60-70° alcolici in un vino di 10-20°, provoca molto spesso la precipitazione di
vari p.a. con-tenuti nell'estratto fluido. Questo fenomeno si spiega facilmente,
ricordando che più è elevata la percentuale di alcool più i p.a. apolari
passano in soluzione.
CONSERVAZIONE
Una volta pronto l'enolita deve essere conservato in bottiglie o recipienti di vetro scuro con chiusura ermetica, ben pieni, al riparo dalla luce, in un luogo fresco e asciutto. La conservabilità di un enolita dipende in primo luogo da quella del vino utilizzato, che varia soprattutto in relazione al grado alcolico e poi in base a diversi fattori come il vitigno, il terreno di coltivazione, il clima, l'annata... "I p.a. contenuti in un enolita modificano tale conservabilità, e gli unici che operano in maniera positiva sono alcuni oli essenziali" i che possono allungare la "vita" del preparato. Il vino è un liquido complesso e variabile, i cui componenti possono reagire con i p.a. delle piante, sia durante la fase estrattiva, sia successivamente all'estrazione. Se le condizioni ottimali di conservazione non vengono rispettate i vini medicati fermentano e inacidiscono con facilità come tutti i vini. Spesso gli enoliti anche se preparati con vini di buona qualità e di elevato grado alcolico, danno luogo prima ad intorbidimento e poi a sedimentazione. Queste alterazioni, che sono legate alla presenza dei tannini e delle sostanze coloranti, possono coinvolgere una certa quantità di principi attivi ed è quindi opportuno cercare di evitare la loro formazione. In linea generale si può affermare che più è grande l'entità del deposito, più sarà blanda l'attività dell'estratto. Per diminuire la quantità di precipitati è possibile aggiungere alcuni cg di gomma arabica per litro, dopo averla solubilizzata e riscaldata per liberarla dall'ossidasi. Un'altra possibilità è quella di adoperare vini detannizzati, cioè vini dai quali è stato separato per insolubilizzazione l'acido tannico, mediante per esempio un preventivo tratta-mento con gelatina, (20 ml di soluzione al 2% per ogni litro) o con un albume essiccato (circa un dg per litro). Gli enoliti presentano alcune incompatibilità, ad esempio la loro acidità li rende incompatibili con i sali degli acidi deboli e con le sostanze alcaline che ne modificano il colore. In ambiente alcalino infatti il vino assume una colorazione brunastra, così come diviene brunastro con i sali di ferro per la formazione del corrispondente tannato.
CONCLUSIONI
Gli enoliti, pur essendo attualmente in disuso, sono delle preparazioni fitoterapiche interessanti, in quanto il vino, utilizzato come solvente di opportuni p.a., può essere esso stesso dotato di proprietà benefiche. Nella realizzazione di enoliti svolgono un ruolo essenziale, il rispetto dei tempi di macerazione e le giuste proporzioni tra il vino e le droghe utilizzate, queste indicazioni, non ammettono deroghe, pena, l'insuccesso. Tutte le operazioni richiedono pazienza e precisione, poiché si tratta di un medicamento estemporaneo; nella sua preparazione si cerca di massimizzare gli effetti benefici del vino utilizzato, delle droghe in esso disciolte, e del tempo, che nel suo trascorrere, armonizza i vari ingredienti. È doveroso sottolineare il carattere nettamente empirico degli enoliti rispetto ad altre preparazioni di tipo erboristico, infatti solo dopo molte prove, e cambiando selettivamente i parametri di preparazione, è possibile ottenere un enolita di qualità. Considerando la grande varietà regionale dei vini, dopo opportune prove, è possibile arrivare ad enoliti non solo curativi, ma anche gradevoli ed originali. Ai fini dell'assunzione non è secondario il fatto, che un enolita può risultare più gradevole e meglio accettato dal paziente rispetto ad altri estratti.
Dopo tanta teoria vi lascio una "ricettina" già pronta di un vino medicinale indicato per la bellezza e la salute della pelle grassa e acneica.
VINO ALLA BARDANA
Porre a macerare per 10 giorni in un litro di vino bianco di buona qualità 50 g di radice di bardana. Trascorso il tempo indicato, filtrare il vino e conservarlo in una bottiglia di vetro scuro e in luogo fresco. Assumerne 2 bicchierini al giorno. Un rimedio con le stesse proprietà, ma di veloce esecuzione, si prepara aggiungendo a 150 g di Vermouth 50 g di tintura di bardana. Assumerne 3 cucchiai al giorno.
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